L’arrivo di 48 tonnellate al giorno di rifiuti da L’Aquila nell’impianto di trattamento di Sulmona, ha permesso la riduzione della tariffa di conferimento di 13 euro: dai 137 si è passati così a 124 euro a tonnellata, con un risparmio, per i 25 Comuni soci del Cogesa, cui si aggiunge una quota (circa 5 euro a tonnellata) che andrà a cofinanziare 580mila euro di progetti che la società pubblica ha in programma. Capannoni, compattatori e stazioni ecologiche che diventeranno patrimonio di una società il cui destino, però, è appeso ad un filo. La nuova normativa, infatti, permette l’affidamento in house (cioè diretto) solo alle società quotate in borsa: per tutti gli altri piccoli pesci cresciuti nelle “vasche” dei Comuni, insomma, si annunciano gare d’appalto e il conseguente probabile scioglimento, nonostante i tentativi annunciati di costituire società consortili le cui dimensioni, almeno in Abruzzo, difficilmente potranno competere con i colossi del business dei rifiuti. Comunque vada vale la pena provare e per questo il Cogesa ha mostrato la settimana scorsa i risultati di una gestione definita, forse un po’ troppo ottimisticamente, virtuosa. Se è vero che nei centri gestiti dal Cogesa si è registrato un aumento della raccolta differenziata del 2%, altrettanto vero è che la cifra (16%) di differenziata resta sotto la media regionale (18%) e molto al di sotto di quella stabilita dal tabellino di marcia della legge (45% nel 2009). A questo si aggiunga che la città più grande, Sulmona, che conferisce la metà dei rifiuti lavorati e messi nella discarica di Noce Mattei, non è compresa nella media perché continua a fare da sola, con risultati pessimi tra l’altro (11% di raccolta differenziata). Questo comporta una qualità del prodotto finale (il Fos) molto bassa, tanto che la stessa Regione, dopo i controlli fatti dall’Arta su ordine del corpo Forestale dello Stato, ha diffidato il Cogesa a rientrare entro trenta giorni (cioè entro la fine di questo mese) nei limiti consentiti dalla legge per quanto riguarda la presenza di materiale organico nel compost prodotto. Il rischio è che al Cogesa venga ritirata la licenza di gestione, ancor prima di essere “ingoiato” da società quotate in borsa o da società consortili. Rischio minimizzato dalla direzione della società che sostiene di avere analisi diverse da quelle presentate dall’Arta e di poter tranquillamente continuare la sua attività… fino all’ultimo sacchetto.
postato il 07/02/2009