CRONACA

Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

20551Sulmona

Lacrime e rimpianti. Sulmona si prepari alla grande scossa

Lutto nazionale e interrogativi irrisolti sull'ennesima tragedia dell'Italia in movimento. E' l'ora di mettere in sicurezza la Valle Peligna

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E’ il giorno del lutto, dell’ennesimo lutto per il Paese. Funerali di Stato e lacrime ancora bagnate per le vittime di Arquata del Tronto, a cui seguiranno quelle di Amatrice e di Accumoli, che a loro volta seguono quelle dell’Aquila e dell’Emilia Romagna. La faglia dell’Appennino che si spacca, come a staccare il Sud del Paese dal resto dello Stivale, è ormai una cronaca ciclica, a clicli sempre più brevi, dei disastri d’Italia. E su quella faglia, carica di energia, si trova anche la vena di Sulmona, quella del Morrone, che, ha detto al Messaggero l’altro giorno il professor Antonio Moretti, esperto dell’università dell’Aquila, prima o poi si sprigionerà. Mesi, anni, decenni: nessuno sa quando avverrà, ma di certo avverrà.
Gli scongiuri non bastano, non sono mai bastati. Ci vuole un piano di emergenza di messa in sicurezza nella Valle Peligna, un piano di cui si dibatte da troppo tempo e il cui dibattito, però, dura si e no il tempo della paura. Il sindaco Casini dice che a palazzo San Francesco “non c’è traccia di una discussione aperta”. Eppure la prevenzione sismica non si realizza con la pancia: servono progetti e soldi, ma anche e soprattutto un confronto serio e coraggioso sulle norme urbanistiche e architettoniche.
Per le norme tecniche di attuazione non ancora attuate, è stata fatta finalmente la zonazione dei terreni a rischio, eppure nelle zone più fragili (come la stazione) si continua a costruire. Quando invece si dovrebbe investire sul recupero dell’esistente, tanto più che la popolazione diminuisce. Investire sulla prevenzione, ad esempio, significa anche non fare gare al ribasso sulle indagini geologiche (come è accaduto sulla realizzazione del nuovo asilo), né risparmiare sulla qualità degli interventi.
”Un Piano Marshall” lo ha definito l’architetto Maria Grazia Del Cimmuto, ex assessore ai Lavori Pubblici: “Che abbia una dotazione economica, ma anche e soprattutto culturale. Il piano regolatore di Sulmona, ad esempio, ha reso intoccabile il centro storico, quando invece occorrerebbe valutare anche delle demolizioni”.
Di questo si dovrebbe parlare oggi, più che di violenti e poco cavallereschi editti sui migranti. Si dovrebbe parlare del futuro e del presente, guardando al passato. Perché inutile dire che mentre la terra trema e minaccia, gli aggregati del comune di Sulmona continuano a restare nei cassetti e non si dà il via ai lavori di messa in sicurezza neanche lì dove i soldi già ci sono. A Sulmona, in particolare, dove continua ad esserci una parte dell’ospedale inagibile, un Piano di Protezione civile che nessuno conosce e che bisogna aggiornare, dove le tettoie in legno messe a protezione “momentanea” per la caduta di semplici calcinacci, sono in brutta vista da quattro anni.
Perché le lacrime che potrebbero esserci domani, non abbiano il sapore del rimpianto di quelle versate oggi.


postato il 27/8/2016 alle ore 12:54

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