Raffaella Di Girolamo

Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

19829

In punta di piedi



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Non di rado mi capita di fare conoscenza con delle persone e trovarle poi ritratte nella quarta di copertina di un libro, in una galleria a presentare la propria mostra d’arte, oppure su un palco a cantare, danzare o recitare.
Siamo un popolo eclettico, pieno di energia ed entusiasmo, con la capacità e il bisogno di dare forma, suono, colore e parole alle emozioni.
Molti tengono la propria arte ben nascosta in soffitta, perché la cosa più importante delle passioni è la loro essenza, il loro risiedere in noi: non hanno bisogno necessariamente di un pubblico e di un acquirente, ma di appagare principalmente chi le vive.
Altre volte l’artista ha bisogno di condividere la sua opera, di lanciarla nel mondo affinché compia il suo viaggio, coinvolgendo e destando dal torpore più cuori possibili: è un desiderio di spartizione più che di esibizione.
Le ore impiegate, i sacrifici, le crisi ispirative e quelle finanziarie per la realizzazione si annullano davanti all’opera compiuta, quando essa è pronta ad adempiere il suo compito: smuovere emozioni e regalare distrazione, distogliendoci per un attimo o per qualche ora da una realtà spesso troppo dura. Sulmona è una città che pullula di musicisti e scrittori, cantanti e pittori, ballerini e attori che, se unissero insieme le loro forze, potrebbero scrivere, colorare, cantare e ballare sul mondo intero, altro che Valle Peligna. Io purtroppo non ho nessuna elevata qualità creativa, anzi mi correggo: per fortuna non ho nessuna elevata qualità creativa. In questo modo non sono mai tentata dall’avere un approccio sospettoso, frettoloso o di rivalità con un’opera.
Sono un'entusiasta di default. Conoscere un artista mi emoziona ogni volta e mi piace partendo da un timbro di voce e da un volto più o meno simpatico, immaginare il percorso che ha trasformato un’emozione in idea e quindi in progetto.
Qualche giorno fa ho avuto l'opportunità di leggere il libro di Giancarlo Colaprete e Fernando Fratarcangeli: “Tony Del Monaco - Un artista in punta di piedi” e di nuovo mi sono innamorata non tanto del compianto cantautore sulmonese, ma dell'appassionato tentativo di riportare alla memoria dei nostri cuori, attraverso il ricordo di celebri colleghi ed esperti del settore, un'eccellenza che in passato ha dato tanto lustro alla nostra città.
Ne viene fuori il ritratto di un uomo che si è sempre fatto vanto delle proprie origini: “Sulmona ha una dimensione umana e culturale che è difficile trovare altrove (…) C'è solo un piccolo rimprovero che muovo ai miei compaesani: dovrebbero sempre dimostrare, rendere manifesto tutto il calore e l'affetto che portano dentro. Sono chiusi dal punto di vista delle espansioni, ma li capisco lo stesso, so come la pensano perché io sono proprio “uno di loro”, sono sempre Tonino, il figlio di Dario (...)”.
Tony fu uomo di grande talento, che riuscì ad affermarsi come cantante, paroliere e cantautore in Italia e nel mondo, rifuggendo sempre il lusso, la mondanità e il gossip, con un'umiltà e un garbo che probabilmente minarono la sua carriera.
“In punta di piedi”, perché lui così avrebbe voluto allontanarsi un giorno dal suo pubblico, qualora non fosse stato più a lui gradito. Grazie a ricordi, curiosità, fotografie e una discografia dettagliata, gli autori riescono a restituirci l'immagine di un grande artista e uomo.
Ammetto che, prima di questa lettura, conoscevo poco Tony Del Monaco. Era uno dei tanti nomi che leggevo da ragazzina sulle centinaia di quarantacinque giri di mia madre, contenuti in una sacca rossa dentro la credenza della cucina.
Quei dischi in vinile furono il mio primo approccio alla musica: li imbucavo nel mangiadischi arancione e mi mettevo in ascolto. Avvenne così il mio primo isolarmi dal mondo, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dalle melodie di un passato che ho sempre rimpianto di non aver vissuto.
Costituirono l'anacronistica colonna sonora dei primi palpiti del mio cuore.
Divennero ben presto la scaletta dei concerti che tenevo in bagno mentre mi asciugavo i capelli (lo struggente effetto vento era garantito).
Oggi ascolto con una predisposizione diversa brani come “La voce del silenzio”, “Vita mia” e “Un'ora fa”: con un orecchio sicuramente più rispettoso, riconoscente e - perché no?- di parte.


postato il 30/4/2016 alle ore 19:28

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