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Corfinio, straordinaria scoperta archeologica

Dalla campagna scavi, curata dall’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara emergono le tracce dell’antica Valva, un centro prestigioso di confine con il Ducato di Benevento, ritrovato il cantiere edile del palazzo del vescovo e del gastaldo

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di Chiara Buccini

L’emozione di incontrare la storia. È questo ciò che si prova quando si visita il cantiere di uno scavo archeologico. E in particolare quando si vive da vicino una scoperta unica. Come è accaduto a Corfinio dove, nel corso dell’attuale campagna di scavi a ridosso della cattedrale di San Pelino a cura dell’Universita D’Annunzio di Chieti-Pescara in collaborazione con la Sovrintendenza, è emerso quasi intatto un cantiere edile, che fu attivo per quasi 100 anni, dal periodo tardo antico al 1075. Si tratta del cantiere per la realizzazione del “Palazzum” voluto dal vescovo Trasmondo per realizzare la sua residenza e quella del gastaldo longobardo. Un cantiere che annullò l’area preesistente, un’area funeraria venerata dove probabilmente era sepolto un martire e poi nel corso dei secoli utilizzata anche per seppellire morti comuni, come testimoniano gli scheletri ritrovati. Trasmondo, quindi, smontò e asportò l’intera costruzione e ora, nello scavo archeologico, sono visibili le tracce di lavorazione di pietra e metallo, due fornaci per la realizzazione delle campane che furono realizzate in loco e la calce del cantiere, proveniente dal Morrone.
Sono circa trenta gli studenti universitari impegnati in questa campagna scavi che si protrarrà fino la prima settimana di ottobre, guidati dai professori Maria Carla Somma, del Dipartimento Disputer dell’Università D’Annunzio dove insegna archeologia medioevale e Vasco La Salvia professore di metodologia della ricerca archeologica della medesima università, con loro i giovani laureati Toni Merola e Moderato.
“L’esempio di Corfino” spiega Lasalvia “è un Caso paradigmatico del passaggio dal romano al classico e la conseguente destrutturazione della città classica”. Attualmente sono attivi altri due scavi, in centro paese ovvero l’area dell’antico Castrum e l’area del campus, ovvero lo spazio pubblico dell’età augustea dov’è, probabilmente, nell’‘undicesimo secolo si collegò il recinto fortificato dell’area funeraria e poi aperte le porte urbiche, da cui il nome “Valva” ovvero anta della porta, il nome con cui per secoli si identificò anche la Diocesi e che tutt’ora è utilizzato (Diocesi Sulmona-Valva).
“Si trattava” aggiunge la professoressa Somma “di una diocesi importante, il Vescovo risiedeva nel Palazzo insieme al Gastaldo longobardo. Valva era la prima diocesi del Regno Lomgobardo di confine con il Ducato di Benevento”. Tra gli obiettivi realizzare un percorso di valorizzazione dell’intera area dove sono stati ritrovati raffinati suppellettili, anfore e i resti quasi intatti di una pittura murale. Al progetto collaborano anche le docenti Sonia Antonelli di Archeologia Cristiana e medievale, Oliva Menozzi e Sara Santoro di di Archeologico classica, la geologa Lucia Marinangeli e Manuela Ceccaroni della Sovrintendenza.


postato il 20/9/2018 alle ore 11:59

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