CRONACA

17175Chieti

Discarica di Bussi: tutti assolti

Poco fa la sentenza della Corte d'Assise di Chieti nei confronti dei 19 imputati per il disastro ambientale più grosso d'Italia

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Il fatto non sussiste, dopo 5 ore di camera di consiglio è questa la sentenza. Non sussiste il reato di avvelenamento delle acque ossia nessuna intenzione e volontà di avvelenare i 700.000 cittadini residenti nella fascia costiera adriatica mentre per l'altro reato minore quello di disastro ambientale è già intervenuta la prescrizione.
Dopo il clamore dei mass-media sui veleni di Bussi e dopo le ventisette costituzioni di parte civile pronte a chiedere risarcimenti milionari oggi la clamorosa sentenza mette fine al primo grado di giudizio del processo sui veleni di bussi.
Erano 19 gli imputati davanti la Corte d'Assise di Chieti accusati di quello che è considerato il più grande disastro ambientale d'Italia: 25 ettari di rifiuti tossici interrati che avrebbero inquinato le acque del fiume Pescara e le sorgenti della Val Pescara.
"Siamo molto soddisfatti perche' e' stata riaffermata davvero la giustizia. Altra questione e' quella della ferita al territorio che non poteva essere risolta ovviamente in questa sede e per la quale dovranno essere predisposti tutti gli opportuni e necessari strumenti". Cosi' l'avvocato Tommaso Marchese, difensore dell'imputato Giuseppe Quaglia, 69 anni, presidente del Cogesa di Sulmona, all'epoca dei fatti responsabile del laboratorio controllo e analisi dello stabilimento di Bussi, nonché responsabile sviluppo prodotti e responsabile Sva. "Le considerazioni - ha aggiunto Marchese - non possono che essere di grande soddisfazione per il lavoro della difesa, pero', soprattutto, apprezzamento per il coraggio dei magistrati. Non possiamo nasconderci che c'era un'attesa della piazza completamente diversa, i magistrati si sono mostrati molto aderenti alla disamina dei comportamenti individuali e all'oggetto specifico del processo penale: le condotte degli uomini non le entita' astratte".
"Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all'attenzione del giudice". E' quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l'avvocato Nino Sciambra. "La prima considerazione - ha commentato - e' che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro e' avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un'azione civile da parte del ministero dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'assoluzione per avvelenamento - ha concluso - sarei piu' cauto e aspetterei le motivazioni perche' vorremmo capire qual e' stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l'esistenza di una strategia di impresa".
"Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. In Val Pescara c'e' un disastro ambientale ma vi e' impunita'. Ormai e' un paese dove la giustizia in materia ambientale non puo' arrivare". Cosi' il Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua commenta la sentenza
Ltau  


postato il 19/12/2014 alle ore 19:25

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