17100Sulmona
Il cantiere nella “casa” di Ovidio
Incertezza sui tempi per la messa in sicurezza del
liceo classico. Corsa contro il tempo per riaprire entro
il 2017
SULMONA. Il progetto c’è, «ed anche esecutivo», dice l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Goti. Mancano o mancherebbero, «perché sono stati certificati ben 6 milioni di euro di economie», ribatte la vice presidente della Provincia Antonella Di Nino, i soldi per far partire la macchina burocratica, l’appalto insomma, e poi i lavori. Tra un rimbalzo e l’altro, il futuro della sede di piazza XX Settembre del liceo classico Ovidio, è ancora un’incognita. Di certo, ma per difetto, ci vorrà un anno e mezzo dal momento dell’erogazione dei 4 milioni di euro stanziati dalla Provincia e ottenuti risparmiando sugli appalti delle scuole in sicurezza fuori cratere. Quelli degli scandali, dei rinvii a giudizio, dei sequestri. E non è questo particolare da poco, perché il sospetto sulla regolarità di tutta l’operazione scuole, lancia un’ombra lunga anche sul futuro di piazza XX Settembre. Una scuola che, ormai, gli attuali studenti non hanno mai visto: mutilati, come la città, ormai da quasi 6 anni, di un contenitore che è anche contenuto. Un luogo diventato non luogo ormai, che ha polverizzato i respiri di giovani e vecchi sulla piazza e nel centro storico, trasformandoli in distese di nulla e silenzio. La sede del liceo nel cuore della città, non è solo un ricovero per studenti: come il cinema e la biblioteca chiusi, come il bar che fu di Monicelli colonizzato dai cinesi: è la città d’arte e cultura spogliata della sua identità. C’è chi, anzi, architetti sulmonesi e stranieri, durante l’incontro convocato dai liceali sabato scorso, ha stimolato una riflessione sul ripensamento funzionale e sociale dell’edificio, «visto che ci si doveva mettere mano». Ma i soldi, ha spiegato Goti, «ce li hanno dati per la messa in sicurezza, altro non possiamo farci»: consolidamento dei muri con malta, portali in acciaio dove non c’è continuità strutturale, ingabbiamento orizzontale dei solai, rifacimento del tetto. Sarebbe già tanto, se almeno si riuscisse a portarli a termine entro il 2017, come ha chiesto la preside Caterina Fantauzzi. Un “regalo” che dobbiamo al poeta degli Amores che dà il nome alla scuola e di cui tra due anni si dovrà celebrare il bimillenario della morte. Molto presto e non troppo tardi per riuscirci.
postato il 13/12/2014