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Il giudice cimiteriale
Da giudicato a giudicante, da concorrente di X Factor a giudice di “Diventerò una star”: il poeta cimiteriale di Castel di Sangro, Mauro Petrarca, passa dall’altra parte del tavolo ma preferisce stare sul palco. è in continua evoluzione la carriera artistica di Mauro Petrarca; col suo stile macabro ma non tanto, grottesco tra il serio e faceto, sarcasticamente serio e ironicamente impegnato. è una continua escalation di conferme Mauro Petrarca, tanto che ormai è difficile stare dietro alle sue evoluzioni artistiche: dal successo di “Poterino” al componimento poetico dedicato a “Batman”, dalle onde di Radio Rai alla piattaforma Sky, è tutto un Mauro, dalle mille sfumature di nero (che col sesso non hanno nulla a che vedere), note malinconiche e raffinate parole di condanna per usi e costumi che grotteschi lo sono per davvero. Mauro Petrarca, classe ’72, cantautore meglio conosciuto come il “poeta cimiteriale”, da quella prima esclusione a X Factor è ora impegnato nella registrazione delle puntate di un altro talent show, ”Diventerò una star”, seduto dall’altra parte del palco, al tavolo della giuria composta da lui e da nomi che nel recente passato hanno toccato i picchi più alti della notorietà, come Gatto Panceri, Valeria Rossi e Povia. La Rossi conobbe il successo con “Dammi tre parole”, Povia con la famosissima “I bambini fanno ohh”. Due brani che hanno conosciuto un successo commerciale che Petrarca invece non ha, sebbene, a Radio Rai e non solo, non è raro riconoscere le sue note nel sottofondo musicale di tanti programmi di taglio satirico, ed è proprio l’unicità del suo genere che ne ha fatto negli anni un “prodotto” di nicchia conosciuto e apprezzato nell’ambiente. Lui è così, col suo cilindro in testa, la sua faccia truccata di bianco con gli occhi rigorosamente dipinti da umano discretamente vivo o mediamente morto. Ed è con quella faccia e quel cappello che da tre puntate giudica gli artisti per il format che andrà in onda a partire da gennaio sui canali 820 e 940 della piattaforma Sky. «Sinceramente preferisco il palco – dice il giudice – Preferisco suonare e cantare che giudicare, anche se confrontarmi con i colleghi di giuria che commercialmente hanno avuto successo, mi piace». Stare dalla parte del giudice è un compito che Petrarca svolge senza nascondere un pizzico di sofferenza: «è una responsabilità – dice – giudicare il valore artistico di una persona in pochi minuti è un grosso carico di responsabilità che da concorrente non hai. Nelle preselezioni c’è stata tanta materia di un certo spessore, dagli attori, ai musicisti ai cantanti, c’è stata molta preparazione e attenzione da parte dei concorrenti». Secondo Petrarca però «manca un po’ la figura del cantautore che a me piace tanto». Manca un po’, diciamocelo, il prodotto di “nicchia”. grizzly
postato il 1/12/2012