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Su la testa



Svegliatisi dal torpore e disillusi dalle lusinghe e dalle promesse di pseudo rappresentanti parlamentari, i sindaci della Valle Peligna hanno deciso di compiere finalmente lo strappo, di reagire a quella che a tutti appare come una palese ingiustizia. Così mercoledì scorso in tredici, le fasce tricolore della Valle Peligna, hanno annunciato di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale contro il decreto del 16 aprile firmato dal Sottosegretario Guido Bertolaso e che limita a 49 i Comuni nel cratere. Un’azione legale che arriva dopo due settimane di imbarazzante, ma anche prevedibile, silenzio, proprio da parte di quel Guido Bertolaso finora accompagnato da una fama di serietà e onestà intellettuale. Su questo, più che sui parlamentari, avevano contato finora i sindaci; per questo, a Bertolaso, avevano consegnato due settimane fa la lista dei danni. Danni certificati dai tecnici della Protezione civile, danni che pongono la Valle Peligna ben al di sopra del VI grado della scala Mercalli, parametro preso come riferimento dallo stesso decreto per il riconoscimento di area terremotata. Al silenzio di Bertolaso, si opporranno ora, davanti al Tar, le ragioni di un territorio mortificato: Sulmona, Pratola, Raiano, Cansano, Prezza, Pettorano, Bugnara, Corfinio, Introdacqua, Pacentro, Roccacasale, Anversa, Vittorito. Tutti insieme per una battaglia che travalica le appartenenze politiche e che mira all’inserimento di detti Comuni nell’elenco dei benefici post-sisma. «è un atto politico rilevante che sancisce uno strappo grave tra Istituzioni – ha commentato Enio Mastrangioli, primo cittadino di Raiano – un atto però inevitabile di fronte al silenzio e all’indifferenza dello Stato». Gli animi si scaldano e c’è chi, come Sulmona, cerca di frenare la protesta che, hanno però annunciato i sindaci, dal campo legale si trasferirà presto nelle piazze. I tempi della giustizia civile, d’altronde, rischiano di essere troppo lunghi, per questo la voce della piazza servirà a suonare la sveglia nella stanza dei bottoni. In attesa delle decisioni del Tar, poi, c’è ora un’altra importante battaglia da sostenere: quella dell’inserimento della Valle Peligna nella zona franca. I bastian contrari sono tanti, i soldi a copertura del provvedimento, d’altronde, pochi: essere fuori dal “paradiso fiscale”, tuttavia, sarebbe per la Valle Peligna la certificazione della sua morte economica. Una battaglia da sostenere con la protesta sì, ma anche con dati e numeri che serviranno al Cipe per decidere chi è dentro e chi fuori. Sperando che anche questa non sia una farsa senza giustizia.

postato il 30/05/2009

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