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“L’arte della quarantena”: “Monumento funebre di Maria Cristina d’Austria”



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Con la nostra rubrica andiamo oggi nella chiesa degli Agostiniani, nel cuore di Vienna e a pochi passi dalla Hofburg, la residenza imperiale degli Asburgo. Questa volta lasciamo da parte la dimensione colorata della pittura per dedicarci alla scultura, e precisamente al monumento funebre di Maria Cristina d'Austria realizzato da Antonio Canova tra il 1798 e il 1805. Stendhal lo giudicò il più bel monumento funebre esistente, e certamente il suo giudizio non era fondato solo sulla bellezza formale ed esteriore di questo altissimo esempio di arte neoclassica, ma anche per il suo contenuto intensamente emotivo e morale. Il cenotafio fu commissionato a Canova dal duca Alberto di Sassonia-Teschen in occasione della morte della sua consorte Maria Cristina, donna di forte integrità morale e impegnata, in vita, in opere di carità.
Per la progettazione del grande monumento, Canova riprese i bozzetti che aveva ideato per un monumento funebre dedicato al pittore Tiziano per la basilica dei Frari a Venezia e mai realizzato. Anche alcune delle figure erano state già partorite dalla mente dello scultore: infatti, il Genio Alato e il leone del monumento viennese sono ispirati a quelli della tomba di papa Clemente XIII in San Pietro in Vaticano. Il monumento alla nobile asburgica rappresenta anche una innovazione per questo genere di monumenti: solitamente essi erano costituiti da un sarcofago con al di sopra il ritratto/scultura a tutto tondo della persona deceduta, e ai lati statue allegoriche di varie virtù. Pensiamo, appunto, ai monumenti papali. Stavolta, invece, l'opera è strutturata su una piramide che ben indica il gusto per le antichità egizie che si era diffuso in seguito alla campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. Al centro della piramide si apre una porta di gusto etrusco, sul cui architrave leggiamo uxori optimae Albertus ("Alberto alla sua ottima moglie"), la cui oscurità allude alla soglia che separa la luce del mondo dei vivi dalla tenebra dell'Aldilà. Verso questa apertura, simbolo di una meta inevitabile cui tutta l'umanità è destinata, si avvia una lenta processione che reca le ceneri della defunta custodite in un'urna portata da una donna che simboleggia la Virtù. A seguire, la Beneficenza (o Pietà) che accompagna una bambina seminascosta e un vecchio cieco.
Il fatto che le prime ad attraversare la soglia siano la Virtù e due fanciulle, mentre l'ultimo a farlo è un uomo anziano, sta a significare l'imprevedibilità della vita, perché non sempre le prime ad andarsene sono le persone anziane, come invece saremmo solitamente portati a supporre. Le figure sono legate tra loro da una ghirlanda di fiori, e al di sotto di esse scorre sui gradini un velo impalpabile e ondeggiante come un'onda marina, simbolo della fluidità degli eventi e della continuità tra morte e vita. Sulla destra della piramide troviamo un Genio Funebre addormentato (rappresentativo della morte come sonno eterno) e un leone accovacciato e malinconico, animale simbolico della forza morale. Infine, sul fronte della piramide al di sopra dell'ingresso, un putto con in mano la palma della Gloria accompagna la Felicità Celeste che regge un medaglione ovale con il volto di profilo di Maria Cristina. Il medaglione è formato dall'uroboro, il serpente che si morde la coda e che allude al cosmo e all'eternità. Il monumento è idealmente vicino alla visione della morte che aveva anche Ugo Foscolo e che caratterizzava l'età neoclassica. Una concezione che non vedeva la morte in una prospettiva di tragica opulenza come nel Barocco, ma anzi come un evento in divenire che fa parte dell'ordine naturale delle cose, dove alla fine della vita fisica e della realtà terrena di un individuo, sopravvivono in eterno le virtù e gli ideali. Maria Cristina d'Austria era la figlia della grande imperatrice Maria Teresa, e sorella di un'altra regina tragicamente nota: Maria Antonietta di Francia. La chiesa degli Agostiniani, completata in stile gotico nel XV secolo, fu scena di molti matrimoni degli Asburgo: tra i più importanti si ricordano quello tra Maria Teresa e Francesco Stefano di Lorena nel 1736, quello dell'arciduchessa Maria Luisa con Napoleone Bonaparte nel 1810 e quello dell'imperatore Francesco Giuseppe e la duchessa Elisabetta di Baviera (la famosa Sissi) nel 1854.

Danilo Borri


postato il 6/4/2020 alle ore 13:40

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