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Covid19 al San Raffaele interviene la Asl 1: nessuna zona rossa

L’azienda sanitaria precisa che la situazione è in costante monitoraggio, 30 contagiati di cui 9 operatori sanitari. Il sindaco Casini aveva proposto interventi restrittivi per i cittadini. Capigruppo in video conferenza

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Nessuna “zona rossa” per il San Raffaele. È la Asl 1 ad intervenire in serata per fare chiarezza sulla situazione della clinica. La struttura sanitaria è oggetto di costante monitoraggio, attraverso il Dipartimento di Prevenzione della Asl 1 che, in collaborazione e disponibilità con la Direzione Sanitaria del San Raffaele, ha posto in essere tutte le azioni tese al controllo e limitazione dei casi verificatisi all’interno della stessa. “In particolare, occorre precisare che i casi accertati Covid positivi” si legge nella nota della Asl “risultano essere di n. 21 pazienti e n. 9 operatori sanitari. I pazienti sono attualmente ricoverati in sicurezza presso il San Raffaele, attraverso l’utilizzo di posti letto in stanze singole, in un settore della struttura isolato e distinto”. Come da protocolli, i contatti sono stati sottoposti a sorveglianza sanitaria con l’effettuazione di un tampone, che sarà ripetuto secondo specifica calendarizzazione.
“I dati epidemiologici e di sorveglianza non depongono, a tutt’oggi” sottolineano dalla Asl 1 “per dichiarare una “zona rossa” del territorio sul quale insiste il San Raffaele”. La situazione è oggetto di costante monitoraggio e viene continuamente aggiornata e comunicata all’Assessore alla Sanità della Regione Abruzzo. In clinica sono state sospese visite e ricoveri. A chiedere la “zona rossa” era stata stamattina il sindaco Annamaria Casini alla conferenza dei capigruppo riunita in video conferenza. I capigruppo, invece, avevano proposto Una “zona rossa” circoscritta intorno alla clinica San Raffaele, un sorta di cordone sanitario, e la tracciabilita’ dei movimenti dei pazienti dimessi dopo il 10 marzo (data di ricovero della 75enne proveniente da una struttura sanitaria di Bergamo risultata positiva al Covid19) per capire se sono a loro volta positivi e se hanno contagiato altre persone.
Sulla sanità in Valle Peligna sono intervenuti anche Cgil, Cisl e Uil chiedendo le motivazioni per cui nell’ospedale dell’Annunziata, classificato No Covid, risultino ancora ricoverati pazienti positivi. “non perchè riteniamo che i pazienti critici affetti da COVID non debbano ricevere le cure nel noscomio Peligno” affermano “quanto perchè ad oggi viene, di contro, non garantita la piena e completa assistenza sanitaria a tutto il resto della popolazione NO COVID del territorio che può avere necessità di dover ricevere cure e prestazioni con carattere di urgenza”.
Sulla vicenda del San Raffaele Cgil, Cisl e Uil rimarcano che “la situazione va affrontata senza ulteriori indugi e che i lavoratori, i pazienti, e di conseguenza l'intera comunità Peligna, venga messa immediatamente in sicurezza. A tal proposito non va sottovalutato il fatto che la paziente proveniente da Bergamo, dalla quale sembrerebbe sia partito il focolaio, e ricoverata presso la casa di cura privata, è stata sottoposta a visite anche all'interno dell'Ospedale con contatti con i lavoratori di quest'ultimo e pertanto riteniamo necessario ricostruire tutto il percorso ed i contatti avuti anche con i lavoratori Ospedalieri per effettuare i tamponi e verificare, prima che sia troppo tardi, la eventuale positività, che noi tutti scongiuriamo, di questi ultimi”. I sindacati, infine, annunciano di rivolgersi, se necessario, agli organi preposti di controllo per vigilare sul contrasto alla pandemia. (c.b.)


postato il 3/4/2020 alle ore 20:54

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