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“Un libro al giorno”, “1933. Un anno terribile”: la forza dei sogni



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Quando si nasce in una famiglia povera, sembra che il tuo destino è stato già segnato dalla tua condizione sociale e di vita. Ma la storia di Dominic Molise ci insegna altro. Dominic, ci spiega in modo indiretto, come cambiare la propria vita e la giusta forza di volontà che tutti noi abbiamo. Nella sua giovinezza, l’essere spensierato e l’essere consapevoli della propria condizione sociale, ha sicuramente dei vantaggi in più per credere nei propri sogni e di volare in alto. John Fante, con il suo libro ‘’1933. Un anno terribile’’, riesce a raccontarci una storia avvincente, toccante e in alcuni tratti anche divertente. Dominic Molise, nato in Colorado, da una famiglia di origine abruzzese, è un ragazzo che come tutti hanno un sogno nel cassetto: quello di diventare un giocatore professionale di baseball. La famiglia però, avendo un pensiero negativo e strettamente legata ad un approccio pessimistico della vita e dal mondo del lavoro, credono che i sogni rimangano sogni, e in quanto tali, resteranno nei nostri ricordi senza mai avverarsi.
Fante non ci regala altro che un ritratto di famiglie italiane immigrate in America agli inizi nel ‘900, con pensieri e approcci alla vita quotidiana molto differenti dai loro vicini di casa. Proprio nel ‪1933, che il‬ giovane Dom, comincia a realizzare della forte potenzialità di lanciatore grazie al suo braccio sinistro. Il suo braccio, ha una propria anima, scollegata dal suo corpo. Un braccio, che cambierà per sempre la sua vita. Ma è proprio nel ‪1933, che il‬ giovane ragazzo avrà difficoltà ad accettare il proprio sogno e quello di dimostrare la sua potenzialità ad altri. Il padre muratore, vuole che il giovane Dom lavori con lui per agevolare la condizione economica nella famiglia. Sicuramente il rapporto padre-figlio, ha un legame di narrazione e di conflitto. E proprio da qui, dagli scontri con il padre, che Dominic Molise, comincia a reagire alla vita e a credere nel suo futuro. Egli non si arrende e non si abbatte.
E così, grazie al suo’’ Io’’, Dominic Molise, riuscirà a liberarsi da se stesso e dai suoi cari, e dalle condizioni di minoranza e di inferiorità che hanno vissuto nel passato. Diventando così la più grande promessa di baseball della Major League del mondo Americano.
Il libro si presenta come un piccolo romanzo con poco più di 100 pagine. La stesura del testo è molto leggera e scorrevole. I personaggi, intervengono nel racconto in maniera chiara e meticolosa, e non esistono vuoti nella narrazione. Il racconto è molto fluido. Il lettore, tenta ad afferrare in maniera quasi del tutto diretta il tema della speranza, del desiderio per i propri sogni, di un giovane e indifeso adolescente ad una vita più giusta e ad un regime di vita migliore.

Alex Frattaroli

John Fante nacque a Denver, nel Colorado, l'‪8 aprile‬ del 1909, figlio di Nicola Fante, un immigrato italiano originario di Torricella Peligna in provincia di Chieti , e di Mary Capolungo, una casalinga statunitense, nata a Chicago (nell'Illinois) da genitori italiani originari della Lucania. Fante vive un'infanzia turbolenta, nonostante tutto riesce a diplomarsi e ad iscriversi, seppur per un breve periodo, presso l'Università del Colorado. Abbandonati dunque gli studi universitari, inizia molto presto a fare lavori precari. La condizione di povertà e i suoi continui dissapori con il padre lo portano ad abbandonare il tetto famigliare nella provinciale Boulder e stabilirsi a Los Angeles, dove arriva nel 1930, per dedicarsi seriamente alla scrittura. Con i suoi primi racconti brevi pubblicati da varie riviste letterarie californiane, i fratelli e la madre si trasferiscono anche loro in California, a Roseville. Scrive con una certa regolarità per le riviste The American Mercury e The Atlantic anche grazie al supporto di Henry Louis Mencken, di cui è da tempo corrispondente. Sempre all'inizio degli anni trenta inizia la sua collaborazione con Hollywood in veste di sceneggiatore, un lavoro che non ama ma che comunque gli porta discreti guadagni. Ha lavorato anche in Italia come sceneggiatore per Dino De Laurentiis. Si trasferisce in una piccola stanza a Bunker Hill, celebrata con affetto nei suoi romanzi. La ripubblicazione delle sue opere fa vivere un periodo di speranza a John Fante, che a causa della malattia è diventato cieco ed è stato sottoposto all'amputazione di entrambe le gambe. Il suo ultimo romanzo è Sogni di Bunker Hill, che Fante detta alla moglie, pubblicato nel 1982 a conclusione della saga del suo alter ego Arturo Bandini. John Fante muore l'‪8 maggio‬ del 1983 in una stanza della clinica Motion Clinic a Woodland Hills, un sobborgo di Los Angeles. Ha lasciato numerosi inediti che poco per volta stanno facendo riscoprire un autore di notevole rilievo.


postato il 4/4/2020 alle ore 13:34

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