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“Un libro al giorno”, “Padiglione cancro”: a tu per tu con la morte la vita senza compromessi



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Un romanzo impegnativo ma stupefacente, una carrellata di personaggi diversi tra loro ma tutti profondamente legati alla vita. Oggi vi parliamo di “Padiglione cancro” di Aleksandr Isaevic Solženicyn , un romanzo che ho particolarmente amato ma leggerlo è un percorso impegnativo che, però, non deve spaventare. Il romanzo è ambientato in un ospedale: qui medici e pazienti convivono con la morte.
Protagonista è un ex deportato di un lager staliniano, alto funzionario del partito, ora al confino in un ospedale oncologico dove cerca di aprirsi a nuove relazioni con la società. Qui incontrerà tanti personaggi e il lettore si innamorerà di ognuno di loro, perché ognuno cerca di liberarsi dal dolore e di trovare la speranza anche attraverso i rapporti umani. Ognuno, nel Padiglione cancro, a tu per tu con la morte affronta la vita senza compromessi. Il valore dei singoli si misurerà sulla base della loro capacità di far tesoro dell'esperienza della vita e della sofferenza e di riuscire a trasferire nel mondo esterno leriflessioni avviate in quella corsia d'ospedale.
Tra i tanti personaggi ci piace parlare della dottoressa Vèra Kornìl’evna Gangart, più semplicemente Vega. Una donna e un medico con una profonda umanità verso i suoi pazienti nonostante la vita privata durante il regime sovietico. Dopo turni massacranti in ospedale Vega torna a casa in solitudine, una casa buia dove a tenerle compagnia c’è soltanto la luce della radio. Eppure Vega è una donna che lascia spazio ai sentimenti del cuore, ai sogni e al futuro.
“Padiglione cancro” ci insegna l’inutilità dell’egoismo. Un romanzo da leggere almeno una volta nella vita. Oggi più che mai.

Chiara Buccini

Aleksandr Solženicyn nato a Kislovodsk, nel Caucaso, l’11 dicembre 1918 e morto a Mosca il 3 agosto 2008, romanziere e storico, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1970. Arruolatosi volontario nell’Armata Rossa, partì in guerra nel 1941, ma bastò il contenuto critico di una sua corrispondenza privata per farlo finire in disgrazia. Le esperienze nelle šaraški e nei gulag, in ospedali (sopravvisse anche a un cancro) e al confino, hanno ispirato alcune delle sue opere più importanti, fra cui Una giornata di Ivan Denisovič (1962), Divisione Cancro (1969), Arcipelago Gulag (1973-1975). Espulso dall’URSS nel 1974, si stabilì prima in Europa poi negli Stati Uniti, dove continuò l’attività di storico e scrittore da dissidente. Fu riaccolto in patria e riabilitato nel 1994.


postato il 16/4/2020 alle ore 14:01

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