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Editoriale
Morire d'Europa
"L’Europa non è un luogo, ma un’idea”. In questi giorni il pensiero di Bernard-Henri Lévy, giornalista e filosofo francese, ci sembra quanto mai attuale. Perché in Europa e per l’Europa si continua a morire. Di terrorismo e di libertà. Perché finire la propria esistenza in un mercatino di Natale a Berlino come a Strasburgo significa morire di libertà. È questo il lato peggiore del terrorismo: che colpisce quando meno te lo aspetti, quando sei felice e orgoglioso di essere cittadino d’Europa e fai acquisti in un mercatino di Natale nel cuore del vecchio Continente. Tra qualche giorno sarà l’anniversario della morte di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane sulmonese morta nell’attentato di Berlino nel 2016. Nei giorni scorsi è stata ricordata con una manifestazione dedicata all’arte e ai giovani. La famiglia, con discrezione e tenacia, lavora alacremente per mantenere vivo il ricordo della giovane vita cosmopolita. È proprio in questi giorni è morto, per mano terrorista a Strasburgo, Antonio Megalizzi, entusiasta europeista e voce radiofonica. Un’altra voce spezzata, un’altra vita spezzata. “L’Europa non è un luogo, ma un’idea”. E allora l’Europa è ovunque ci sia qualcuno che crede in un mondo senza odio, crede nel valore delle idee. Quando si spezza una vita è sempre una perdita nella società e nel mondo. Perché una vita interrotta è un progetto inespresso. A noi piace pensare che, in un luogo chissà dove, Fabrizia, Antonio, Valeria Solesin, Giulio Regeni e tutte le altre vittime di terrorismo, incomprensione e odio, continuino i loro progetti. Insieme e con più forza. A noi piace pensare che una pallottola terrorista non possa spezzare un sogno. Perché la vita non muore.
postato il 17/12/2018 alle ore 12:53