EDITORIALE

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Il Punto di Pat.Iavarone n.15



Non bastano “santi in Paradiso”: per aspirare a miglior vita bisogna a quanto pare avere buone conoscenze anche in “Purgatorio”. Soprattutto se al capezzale dell’economia si trova un territorio come la Valle Peligna, perseguitata dalla crisi, dalla sfiga e chissà da qualcuno che gli vuole male. Altrimenti non si spiegherebbe l’ultima gaffe della burocrazia (e chissà se solo della burocrazia) che ha trasformato 5 milioni e 200 mila euro di contributi a fondo perduto, in un banale, quanto inutile, credito alle imprese. Non soldi da cofinanziare per sostenere le attività produttive, insomma, ma denaro da prestare e soprattutto da restituire alla Confidi. I soldi sono quelli del Fas, un cavallo alato, mito tra i miti, che svolazza da anni sulle teste dei peligni. è successo, infatti, che dopo oltre due anni di trattative estenuanti, ci si è accorti, solo ora, che per “errore” gli uffici dell’Emiciclo hanno sbagliato a compilare la delibera di assegnazione spedita al ministero dello Sviluppo Economico. Le due misure previste per la parte privata (e finanziate con 5,2 milioni di euro) che dovevano servire per l’abbattimento dei tassi di interesse e per i progetti di impresa sull’agricoltura e il turismo, sono diventate poco più di un prestito bancario. A decretare la piccola ma significante differenza, il cambio di un codice sulla delibera in questione che porta la data dell’aprile scorso: lettere e cifre, invisibili ai più, che hanno trasformato un contributo in prestito. Della gaffe si è accorto fortunatamente il comitato di sorveglianza che ha chiesto la rettifica e dirottato il portafoglio sui contratti di sviluppo. Anche perché i bandi sono ancora da fare, nonostante questa parte dei Fas fosse stata la prima ad essere definita. Il cavallo alato, però, continua a portare per l’ara le speranze dei peligni: dei Fas, anche quelli pubblici, non ne sa più niente neanche la coordinatrice del tavolo di partenariato Antonella Di Nino che, sul che fine avessero fatto soldi e progetti, ha inutilmente chiesto per tre volte conto alla Regione. Guai anche solo a rispondere. E pensare che «quelli che non sanno decidere, che non hanno progetti e perdono tempo» eravamo proprio noi, tuonava l’ex presidente Chiodi.

postato il 20/9/2014

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