CULTURA - LUOGHI

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Un Pierino collettivo



««La tessera numero uno della nostra associazione è di Pierino, Pierino Marchizza». Giuseppe Cantelmi mi introduce, mi guida alla comprensione di una storia, di un’idea, di un luogo che, senza spazi fisici, senza mura private o pubbliche, è di sicuro il più vivo dei luoghi raccontati in questi mesi: l’Asd (associazione sportiva dilettantistica) Ovidiana. «Lui è stato uno che ha dato tanto allo sport, uno che, spesso da solo, si prodigava per tenere i ragazzi lontani dalla strada». Ma cominciamo da capo, dalla nascita di Ovidiana. «Gli ultras sono stati sempre vicini alla S.S. Sulmona, sempre». Ma gli ultras sono quelli cattivi, quelli che menano? «No. Ci sono anche quelli, certo, però è soprattutto un movimento per lo sport, parliamo di gente, di intere famiglie che si divertono allo stadio. Genitori, bambini che vanno a una festa, non alla guerra». E a Sulmona? «Si tratta di un gruppo di una ventina di ragazzi che ha seguito la squadra in tutte le trasferte. Anche nell’ultimo anno, quello del campionato 2013/14. Abbiamo applaudito, incitato, confortato, anche dopo le sconfitte. Poi però, quando abbiamo chiesto di dire la nostra, l’agosto scorso, ci è stato detto di no». Che cosa significa “dire la nostra”? «Vuol dire entrare nella gestione. Quello che non s’è capito è che i giovani hanno una gran voglia di fare e di organizzare occasioni di aggregazione. A Sulmona ci sono ragazzi che a 23 anni non studiano e non lavorano e hanno una necessità vitale di stare insieme, di vivere insieme delle esperienze. Per questo abbiamo deciso di dar vita all’Ovidiana, una società auto organizzata, come è già successo a Catanzaro, Cosenza, Manchester e a Dortmund. Ad agosto s’è fatta una colletta e abbiamo raccolto 2800 euro: così abbiamo potuto iscriverci al campionato di terza categoria. Abbiamo poi individuato l’allenatore e abbiamo scelto una persona aperta al dialogo, che avesse prima di tutto a mente l’aspetto sociale dello sport e poi il risultato: Panfilo Doria». Tutto è nato così, da un’idea e dall’orgoglio di stare con una città che non demorde, che guarda avanti avendo i piedi concretamente ben piantati su sentimenti e valori forti. «Abbiamo ravvivato la voglia di sport, la voglia di calcio tant’è che alle nostre partite abbiamo anche 400-600 spettatori». L’idea di dire la vostra si è trasformata in un fare. Non ti sembra che ora dobbiate dimostrare anche di guardare più in là: sia al futuro che alla capacità di far partecipare tutti? «Abbiamo già deciso che i soci sostenitori potranno eleggere uno di loro nell’organismo direttivo della squadra. E poi c’é in progetto una giovanile dell’Ovidiana per dare continuità all’iniziativa. Non solo, crediamo che sia importante anche allacciare rapporti con squadre che in Italia e all’estero hanno la nostra stessa storia. Insomma non vogliamo restare un’esperienza che non dà frutti». State pensando a una “politica sportiva”. «Sappiamo soltanto che a Sulmona una vera politica sportiva non c’é. Se pensi che spesso i ragazzi non sanno dove allenarsi e che succede che non ci sia nemmeno la possibilità di una doccia... A Raiano hanno realizzato un campo sintetico e funziona e non si rovina, come invece capita ai nostri campi. Bisogna avere una grande attenzione per queste cose sennò i ragazzi te li ritrovi in mezzo alla strada. Magari riuscissimo ad essere un “Pierino collettivo”! Un gruppo che se ne occupa davvero di questi nostri ragazzi».
di paolo d'amato


postato il 13/12/2014

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