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Bussi: l’ora della sentenza
Prima di Natale la Corte di Assise di Chieti emetterà il verdetto sulla discarica di Bussi.
Diciannove imputati e 27 parti civili
BUSSI. Sabato 12 o al massimo il 19 dicembre la Corte di Assise di Chieti emetterà la sentenza, così il processo sul disastro ambientale provocato dal sito di Bussi concluderà il suo primo grado. Dopo la clamorosa prescrizione dei reati, per i responsabili dell’Eternit di Casale Monferrato, l’esito di Chieti è particolarmente atteso, non solo dalle parti lese ma dall’intero mondo ambientalista nazionale come occasione di rivalsa. Il Sin di Bussi, trentanovesimo a livello nazionale, è l’eredità lasciata dalla seconda industrializzazione chimica dei primi del Novecento, alle comunità dell’alta Val Pescara, inizialmente beneficiate con tanti posti di lavoro. Nel processo con il rito abbreviato sono coinvolti 11 Comuni, 2 Province, la Regione, due privati, 19 imputati e 27 parti civili. I reati contestati dall’accusa sono: disastro ambientale doloso e avvelenamento delle acque, ma le 60 udienze hanno riguardato anche un procedimento di ricusazione del primo giudice e due procedimenti per legittima suspicione. Non c’è stato il coinvolgimento di testimoni poiché la tipologia processuale si basa sulla documentazione delle indagini della procura, nel caso di condanna comporta la riduzione di un terzo della pena e non prevede risarcimenti per i quali dovrà essere promosso un ulteriore procedimento civile. Nel breve periodo non c’è pericolo di prescrizione poiché per il reato minore, accertato nel 2002, matura nel 2017 mentre per quello di avvelenamento occorrono 30 anni. La forza delle argomentazioni dell’accusa e parti civili oltre che sulle oggettive contaminazioni dell’area e delle acque, verte sugli artifici posti in essere per sminuire o nascondere i reati. Quella delle difese risiede nella carenza sia di normative sanzionatorie tra gli anni ’60 e ’80 in cui le discariche sarebbero state create e sia di intenzionalità a commettere il reato, trattandosi nella gran parte di imputati di dipendenti aziendali. La sentenza è importante anche per gli ex vertici dell’Aca Giorgio D’Ambrosio (ex parlamentare Pd e ex presidente Ato), Bruno Catena e Bartolomeo Di Giovanni, coinvolti nel secondo troncone giudiziario per erogazione di acque inquinate a migliaia di cittadini la cui l’udienza preliminare è fissata al prossimo 20 gennaio. l.tau.
postato il 13/12/2014