INCHIESTA

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Fuga dai monti

L’Abruzzo interno alle prese con lo spopolamento dei centri di montagna e la conseguente perdita di servizi

Lo spopolamento dei piccoli centri, in particolare in alcune aree (Valle Subequana ed Alta Valle del Sagittario) rappresenta senza dubbio il fenomeno più eclatante degli ultimi anni. Con il venir meno degli abitanti, il territorio si depaupera di tutta una serie di servizi che rendono sempre più degradato il territorio. Il fenomeno, tuttavia, non sembra inarrestabile, alla luce di alcuni dati che riguardano l’Alto Sangro. Tutto sta ad indicare al territorio una prospettiva, che non sia solo di ingegneria istituzionale. La situazione più grave, al momento, è quella della Valle Subequana. Dal 2007, ultimo anno pre crisi, ad oggi, la diminuzione degli abitanti viaggia su percentuali a due cifre. I residenti negli otto Comuni dell’area (Goriano Sicoli, Castel di Ieri, Gagliano Aterno, Castelvecchio Suibequo, Secinaro, Molina ed Acciano) passa in sette anni da 3.922 a 3.576 (oltre il 10% in meno). Il calo è particolarmente accentuato in alcuni centri. Castelvecchio Subequo passa da 1.240 a 1.097 abitanti. Gagliano Aterno da 328 a 316. Castel di Ieri da 403 a 343. Acciano da 413 a 339. La diminuzione degli abitanti ha fatto sì che ormai apparissero superflue strutture di servizi come l’istituto scolastico comprensivo (accorpato a quello di Raiano), i servizi postali (concentrati tutti a Castelvecchio Subequo). Una contraddizione con le esigenze della popolazione anziana, sempre più in difficoltà nell’usufruire dei servizi a causa dell’impossibilità a spostarsi autonomamente. Stessa sorte, ma con qualche variante, anche per la Valle del Sagittario. Qui a soffrire lo spopolamento sono soprattutto i Comuni dell’alta valle. Scanno passa da 2.142 a 1.948 abitanti. Villalago da 634 a 589. Anversa da 426 a 368. Cocullo da 326 a 246. Nello stesso tempo, tuttavia, gli altri due Comuni dell’area, quelli pedemontani, sono tra i pochi a segnare un saldo positivo. Introdacqua, infatti, passa da 1.889 a 2.053 abitanti e Bugnara da 1.166 a 1.193 abitanti. Ciò nonostante, anche in Valle del Sagittario è stato soppresso l’istituto scolastico comprensivo, accorpato al Mazzini di Sulmona e molti uffici postali sono ancora presenti solo per l’alta valenza turistica del territorio. In calo anche i residenti nella zona pedemontana della Maiella. Come Campo di Giove (da 917 ad 860 abitanti); Cansano (da 297 a 268 abitanti); Pacentro (da 1.292 a 1.250 abitanti) e Roccacasale (da 758 a 713 abitanti). Anche qui, lo spopolamento è stato una delle ragioni che spingevano per la chiusura della Guardia medica, per ora solo rinviata. Sostanzialmente stabile, con tendenza all’aumento, gli abitanti dei centri vallivi. Pratola Peligna in leggero calo (da 8.000 a 7.849). In calo Vittorito (da 1.027 a 960) e Prezza (da 1.096 a 1.060). Ma in aumento Raiano (da 2.965 a 2.969), Corfinio (da 981 a 1.030) e Pettorano sul Gizio (da 1.258 a 1.320). Qui, come per Introdacqua e Bugnara, pesano le scelte di molti sulmonesi di cercare una residenza fuori dalle mura cittadine, ma anche la crisi che, con la chiusura delle fabbriche, spinge molti che avevano scelto di abitare a Sulmona per motivi di lavoro, a tornare al paese di origine. Pesano anche le scelte delle amministrazioni locali di impostare strumenti urbanistici che favoriscono la costruzione di una abitazione “fuori le mura”. Tendenza non irreversibile lo spopolamento, dicevamo. Sì, perché nell’Alto Sangro la situazione è completamente diversa. Qui gli abitanti, salvo qualche eccezione (Pescasseroli da 2.262 a 2.204; Opi da 479 a 441; Ateleta da 1.236 a 1.023; Pescocostanzo da 1.233 a 1.196)) o è stabile o aumenta. Castel di Sangro passa da 5.746 a 6.461. Roccaraso da 1.614 a 1.672. Rivisondoli da 710 a 717. Scontrone stabile da 590 a 585. Alfedena da 704 ad 860. Barrea da 760 a 769. Villetta Barrea da 607 a 677 e Civitella Alfedena da 283 a 316. Evidentemente la gestione intelligente dei servizi al turismo, l’attrattiva rappresentata da un lavoro stagionale che possa diventare stabile, l’alea di opportunità creata intorno al Pnalm fanno da incentivo alla scelta di quei centri come luogo di residenza. Resta Sulmona. I residenti sono in calo. Dal 2007 ad oggi i residenti passano da 25.330 a 24.969. Un calo tutto sommato lieve, se paragonato alle percentuali del circondario. Il fatto negativo è tuttavia un altro. Sulmona è l’unica città di medie dimensioni d’Abruzzo che perde abitanti. Mentre Avezzano, Lanciano, Vasto, Montesilvano, Giulianova aumentano consistentemente i residenti. E non solo sulla costa, quindi. Evidentemente non beneficia di un’ondata di ritorno dell’urbanesimo spinto degli anni scorsi, ma non è nemmeno una città in grado di offrire una prospettiva per il futuro. Sta in mezzo al guado, insomma, come il resto del territorio, appeso all’attesa di un intervento salvifico dall’esterno ed in preda ad una profonda depressione. Una situazione, quella delineata dallo spopolamento, alla quale occorrerebbe reagire con grinta e progetti ambiziosi. Dei quali l’intero territorio è ancora in attesa.
pasquale d'alberto

Per dirla tutta Quando si parla di spopolamento, c’è qualcuno che tira subito fuori dal cilindro la soluzione: la semplificazione istituzionale. Comune unico, chiedono in Valle Subequana Musti e i suoi compagni di lotta. Lo stesso, ma con un contorno topografico ben più ambizioso, da Villetta Barrea a Scafa, quelli di “Ripensiamo il territorio”. Dalle cronache apprendiamo che, lunedì scorso, a Sulmona, si sono riuniti i sindaci della Valle Peligna e della Subequana. Obiettivo: trovare una soluzione alla crisi ed arginare il declino demografico ed economico del territorio. è un fatto meritorio, importante, che il sindaco di Sulmona abbia la sensibilità di fare da apripista, dopo anni di assenza completa. Ma le soluzioni prospettate mostrano la corda. Come fanno, i sindaci, a parlare di coesione, di messa in comune dei servizi, quando, sull’Unione dei Comuni che dovrà sostituire le Comunità Montane ne hanno progettate due in Valle Peligna e due in area sirentina? Un po’ di coerenza non guasterebbe. Il problema, a nostro parere, è di sostanza. Nei progetti concreti e nella loro attuazione si misura la capacità di governare la crisi. Come dimostra l’Alto Sangro, la tendenza allo spopolamento non è irreversibile. A meno che non pensiamo che lo sviluppo, la modernità ed un minimo di inventiva nelle scelte non siano un residuo del passato e che il futuro della nostra zona sia nel Medio Evo prossimo venturo.


postato il 18/10/2014

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Commenti
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Postato da alandin alle 23:18 di domenica 19 Ottobre 2014
Visto che da 7 mesi sottraete informazioni ai Vs lettori su "Ripensiamo il Territorio" di cui si legge, e non poco, dappertutto, non ci meraviglia che nell'accennarne, poi commettiate anche alcuni errori. La Grande Municipalità di cui parliamo non ha quell'estensione fino a Scafa. E se aveste seguito come dovere di operatori della carta stampata il Convegno del 1.3.2014 che invece avete snobbato e cancellato alla conoscenza dei vs lettori, ora sapreste molto meglio come si articola il progetto e avreste molte novità da dare ogni giorno sul suo operato, anzichè generalizzare come si legge sopra: e meno male che l'articolo si chiama "inchiesta". Probabilmente è un titolo ironico. :-)



Postato da Kevin Lynch alle 8:20 di lunedì 20 Ottobre 2014
E’ privo di ogni fondamento che la coesione strategica in Centro Abruzzo sia una mera operazione di ingegneria istituzionale. L’obiettivo primario è quello di una concertazione interistituzionale, ampliata a un bacino ottimale (le “quattro valli”), che possa efficacemente prefigurare e perseguire una strategia di rilancio socioeconomico per il Centro Abruzzo stesso. Coesione strategica intesa quindi come strumento operativo per il rilancio, non come fine astratto. “Per dirla tutta”: queste cose sono state dette e ridette decine di volte, e sarebbe il caso di conoscerle almeno un po’, prima di voler scrivere qualcosa in proposito. Se no si rende un pessimo servizio al giornalismo, quandanche di bacino locale.




 

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