INCHIESTA

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La gelata

Danni ingenti per l’abbassamento improvviso delle temperature lo scorso 26 aprile. Viti e non solo bruciano i raccolti dei prossimi due anni

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di federico cifani

Lo sbalzo termico
In poco più di dieci giorni le temperature sono passate da 24/26 gradi a meno 3. Sbalzo termico eccezionale che ha messo in ginocchio i coltivatori del Centro Abruzzo. Per ora il prezzo più alto è stato pagato dai viticoltori. I germogli dei vigneti sono stati spinti dal caldo a crescere di diversi centimetri mettendo anche in bella vista i primissimi grappoli di uva. Il freddo della notte del 26 aprile non ha risparmiato nessuno di questi giovani tralicci e messo ko le colture di Valle Peligna, Valle del Tirino, Valle Subequana, Valle dell’Aterno, Marsica e Alto Aterno. Zone dove si producono vini di pregio e famosi in tutto il mondo. Un colpo al cuore al sistema produttivo di qualità che rappresenta circa il 20% della produzione abruzzese. Un conto presto fatto se si pensa che l’altro 80 % deriva dalla zona del chietino dove comunque i produttori puntano più sulla quantità.

Due anni di crisi
“Per ridare vita ai vigneti, sempre che non si dovrà ricorrere all’impianto di nuove viti - ha spiegato Velia Di Bacco agronoma che fa parte del consorzio vignaioli Terre dei Peligni - si dovrà lavorare con maggiore attenzione e investimenti nel corso dell’anno, ma il raccolto, per la gran parte, resta compromesso. Il lavoro sarà necessario per cercare di ridare forza ai vigneti per le vendemmie del 2017 e 2018”. Una crisi in piena regola dalla quale si potrebbe uscire vincitori se ad esempio nel nuovo Piano di sviluppo rurale, così come chiesto dai tecnici del territorio, verranno previsti dei finanziamenti per realizzare impianti d’irrigazione antibrina.

Calamità naturale
Intanto un deciso sostegno potrebbe arrivare dal riconoscimento dello stato di calamità naturale. “Ci siamo attivati - ha detto l’assessore Dino pepe a margine di una riunione tenutasi mercoledì scorso a Pescara con agricoltori e sindacati - per predisporre tutta la documentazione necessaria a inoltrare la richiesta dello stato di calamità naturale e cosi accedere agli interventi previsti come la proroga delle operazioni di credito agrario e l’esonero parziale dei contributi previdenziali. Inoltre, il Piano di sviluppo rurale contempla azioni finalizzate alla prevenzione e al ripristino dei danni generati da calamità naturale, a favore degli imprenditori agricoli e di soggetti pubblici con un contributo in conto capitale che varia dal 70 al 100% della spesa ammessa. Siamo al lavoro per trovare risorse per tutto il comparto danneggiato dalla gelata”.

Non solo vitigni
Danni ingenti e anche per i produttori di grano, orzo e ortaggi. In questo caso sono diverse le colture rimaste ingiallite dal freddo che non riusciranno a garantire la stessa resa dell’anno precedente. Per il riconoscimento dello stato di calamità naturale è necessario superare la soglia del 30% dei danni causati all’agricoltura della zona. In attesa diventa fondamentale nella gestione dell’emergenza trovare altre soluzioni e accodi che sono al vaglio della Regione, Abi, Inps e sindacati del settore. Al vaglio anche l’ipotesi di una defiscalizzazione legata alla sospensione delle tasse e degli oneri per il consorzio di bonifica Aterno Sagittario che abbraccia Valle del Tirino, Valle Peligna e Subequana. La richiesta era stata avanzata da Confagricoltura e dovrebbe impegnare la Regione al pagamento degli oneri consortili per non incidere sull’opera di risanamento nel consorzio. Insieme per cercare di far fronte ad un vero e proprio terremoto che ha colpito il settore di qualità del vino in Abruzzo.

Per dirla tutta
Si, è vero, per tutelarsi dalle gelate esiste la possibilità di stipulare delle assicurazioni con istituti privati. Una strada che stenta ad essere imboccata da tutte le aziende, anche per questo i costi per stipulare le polizze restano alti. I motivi sono diversi, ma sostanzialmente non si tende a far rientrare il costo per le assicurazioni nel sistema produttivo delle singole aziende. Una necessità però che diventa sempre più obbligatoria dato che dallo Stato sono riconosciuti i rimborsi solo per le colture che vengono assicurate. Inoltre, il costo per la polizza è soggetto a dei contributi che sono elargiti l’anno successivo al pagamento del cedolino assicurativo. Rimborsi che vanno dal 60 al 70%. Sono tre le assicurazioni obbligatorie contro gelate, grandine e pioggia. Sta al produttore stabilire la soglia di assicurazione che si vuole dare al proprio terreno e decidere se farla o meno. Una scelta che può essere fatta anche sulla scorta delle previsioni di produzione. Poi una volta che malauguratamente si verifichi il danno, sarà il consulente assicurativo a dover fare le valutazione e stabilire l’ammontare del rimborso. La cultura delle assicurazioni è molto diffusa nella zona del chietino e nella Marsica, dove prende sempre più piede, mentre stenta ancora a crescere nella zona del Centro Abruzzo. Tra le motivazioni molto probabilmente restano fattori culturali e legati al clima della zona sino a qualche decennio fa più prevedibile.


postato il 6/5/2016

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