EDITORIALE

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Fotocopie sbiadite



Documento senza titolo


La richiesta di rivalutazione è arrivata per il momento sul tavolo della ministra Beatrice Lorenzin: il presidente-commissario Luciano D’Alfonso ha mantenuto l’impegno, anche perché era il modo più rapido per sciacquarsi mani e coscienza. Tant’è che insieme al punto nascita di Sulmona, visto che ci si trovava, ha fatto altre tre fotocopie della missiva, cambiando solo il nome della città. Come per Sulmona, insomma, anche per Penne, Atri e Ortona. Ora la ministra dovrebbe girare la pratica alla Commissione percorso nascita nazionale e questa, come da decreto del novembre scorso, decidere se ci sono gli estremi, entro novanta giorni, per applicare la deroga per i punti nascita di montagna. Quelli cioè che nonostante non arrivino ai 500 parti, possono rimanere aperti.
Più facile a dirsi che a farsi, se non altro perché per rientrare nella deroga occorre rispondere a determinati criteri, tra cui quello, appunto, di essere zona di montagna, ovvero con disagi orografici; e ancora essere in sicurezza e rispondere ai parametri di qualità del servizio.
Per il primo Sulmona, a differenza delle non proprio montane compagne di sventura, può vantare un parere tranciante dell’Agenas che ha permesso finora di ottenere una proroga fino a fine aprile.
Entro quella data, però, bisognerà adempiere anche al criterio della sicurezza e della qualità e per questi occorrono iniziative logistiche e organizzative-amministrative. Si tratterà in altre parole di trasferire prima possibile l’Ostetricia in ambienti idonei e non in un’ala dell’ospedale inagibile dove si trova ora. Anche qui le cose sembrano mettersi bene: il 28 dicembre dovrebbero essere inaugurate finalmente le tre nuove sale operatorie che faranno spazio, liberando le due già esistenti, al blocco parto. Operazione che il direttore sanitario Tonio Di Biase ha assicurato potrebbe essere compiuta già a gennaio.
Più complicato, invece, il terzo e ultimo punto, quello cioè che riguarda la qualità del servizio che necessita sostanzialmente di aggiuntivo e soprattutto prestigioso personale, in grado di “portarsi dietro” le puerpere e di garantire l’affidabilità necessaria almeno per convincere le sulmonesi a partorire in patria. Anche perché sennò, davvero, non si capisce a cosa serva un punto nascita sotto casa.
Molto dipenderà, per questo, dalla direzione della Asl che, però, a fine mese sarà di fatto acefala con le dimissioni annunciate del manager Giancarlo Silveri. Non si sa ancora se a sostituirlo sarà nominato un commissario interno o un nuovo manager, e di conseguenza quali saranno le sue strategie. Di certo, chiunque sarà, il peso politico avrà un influenza determinante, a livello regionale quanto a livello locale, sulle sue scelte. E questa, ahinoi, non è una buona notizia.


postato il 19/12/2015

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