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Pantere e domatori
Come studenti universitari o liceali: brandine e coperte ad occupare la sede e manifesti e striscioni a gridare nelle piazze. Lo spettacolo offerto dai rappresentanti istituzionali del nostro territorio in questi giorni per la difesa del Punto Nascita è, loro malgrado, avvilente; e non certo perché siano biasimabili i loro obiettivi o la loro passione civile, quanto perché queste messe in scena sono la dimostrazione più evidente del fallimento del sistema rappresentativo.
Insomma anche io, da giovane adulto come molti, ho occupato, o okkupato se si vuol andare ancora più indietro con la protesta, la mia università: ci chiamavano la Pantera, in onore del felino avvistato nelle vie di Roma nel dicembre del 1989, e protestavamo, occupavamo, contro la riforma Ruberti, un ministro che decise di privatizzare il sapere. Eravamo noi contro lo Stato: capelli lunghi e bollettini quotidiani inviati via fax (internet era ancora una chimera), contro l'Istituzione, locale e nazionale, che in giacca e cravatta decideva sul nostro futuro. La base contro il vertice: una generazione afona uscita dell'edonismo degli anni Ottanta che, dismessi Levi's e Monclair, cercava di riprendere la parola.
Non eravamo insomma consiglieri comunali, provinciali, regionali e persino parlamentari, che la parola, il potere decisionale, dovrebbero averli per costituzione. In un certo senso in questi giorni insonni e di levatacce mattutine (non solo quelle dell'occupazione dell'aula consiliare), è come se la politica protestasse contro se stessa, contro un dio Giano di cui, quei rappresentanti istituzionali che la stanno attuando, sono una faccia. Ecco perché alla fine i cittadini ne escono disorientati e insospettiti, come se stessero assistendo ad un grande teatrino, dove ognuno recita la sua parte e si prende gli applausi, a prescindere da quello che sarà il finale di un copione già scritto. In un sistema rappresentativo dove i parlamentari vengono nominati e i commissari (alla sanità, alle acque, ai nuclei industriali) sono la norma e non l'eccezione, in fondo, non c'è da meravigliarsi. Non c'è da meravigliarsi nemmeno che alle urne, ormai, gli italiani vadano sempre meno e che, come un cane che si morde la coda, gli eletti siano sempre meno i rappresentanti del volere e del bene comune.
postato il 28/3/2015