CRONACA

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Corfinio: si continua a scavare

Altre segnalazioni di siti potenzialmente inquinati in Valle Peligna. Gli inquirenti temono il peggio.


CORFINIO. Dovrebbero arrivare ad ore i risultati delle analisi effettuate dall’Arta nella cava della Inerti Corfinio: ore di attesa e di apprensione per l’esito di un controllo che potrebbe annunciare la presenza di rifiuti industriali pericolosi sotto la terra della Valle Peligna. Un sospetto diventato ancora più reale dopo il ritrovamento a tre metri e mezzo di profondità di uno strato di terriccio rosso, che si è aggiunto ai mille metri cubi di immondizia ordinaria utilizzati dalla Inerti Corfinio per ritombare il buco e che sono stati già oggetto di apposita denuncia alle Autorità Giudiziarie. Ma, man mano che l’indagine della Polizia provinciale va avanti, aumentano le segnalazioni e gli allarmi sui siti potenzialmente compromessi da una politica di gestione dei rifiuti che non ha avuto alcuna considerazione e rispetto del territorio e dei suoi abitanti. è a pochi metri di distanza dalla cava della Inerti Corfinio, ora, che le indagini si concentrano, anche in seguito alla testimonianza dell’esponente dell’ex comitato anti centrale, Salvatore La Gatta, che nei primi anni Novanta condusse la battaglia contro la turbogas della Edison a Bussi e che la settimana scorsa ha portato gli inquirenti sul “luogo del delitto”. Lui seguì a quel tempo quei camion che partivano da Bussi con la terra prelevata dal sito in cui si produceva la iprite (pericoloso gas nervino) e che scaricavano regolarmente a Corfinio, Manopppello e L’Aquila. Due, in particolare, le cave nel territorio al confine tra Corfinio e Raiano, interessate dalle indagini di Polizia provinciale e Corpo Forestale dello Stato. Due cave dove in queste ore si sta scavando ad una profondità di sei metri per recuperare campioni di terra che saranno analizzati nei prossimi giorni e dove si teme possano esserci resti del micidiale gas nervino utilizzato dalle milizie fasciste ai tempi della guerra di Abissinia. Benzina sul fuoco, rifiuti su rifiuti. Il territorio osserva sbigottito questo polverone uscito dal tappeto della storia, mentre il Sindaco dell’antica capitale Italica dà mandato agli uffici tecnici di effettuare una ricognizione dettagliata di tutte le cave aperte sul territorio a partire dagli anni Settanta. «Una politica scellerata a cui mi sono sempre opposto – spiega Massimo Colangelo – e che ora ci sta riservando brutte sorprese: ho il timore che come successo in altri casi, anche a Corfinio siano arrivati i rifiuti di Bussi». Un monito non solo per Corfinio, ma anche e soprattutto per un territorio, la Valle Peligna, che è disseminato dovunque di cave e di progetti di cave. La ricognizione del territorio è stata affidata ad una task force voluta dalla Procura della Repubblica di Sulmona, ma la mole di lavoro che incombe sulla Polizia Giudiziaria rende difficile il coordinamento e l’attuazione del monitoraggio. n.mar.

postato il 14/06/2008

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