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La fine della Tosca



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Annullata la Tosca, Sulmona passa per una città non culturale a discapito di quanto riportano i segnali di benvenuto all’ingresso, ma la questione, ad una analisi più approfondita, si fa un pochino diversa. E’ vero che la rappresentazione dell’opera pucciniana, che per di più doveva svolgersi in uno scenario di tutto prestigio qual è l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, non ha avuto un granché di prenotazioni, 150 rispetto alle 700 attese e molto meno delle 500 necessarie a coprire, per l’associazione romagnola La Pomme, le spese dello spettacolo. Un costo che si aggirava all’incirca sui 20mila euro perché, avevano assicurato gli organizzatori tra cui anche il soprano Raffaella Battistini, la Tosca “ripudiata”, doveva essere di qualità e, cosa più importante, l’obiettivo era “regalare un’emozione alla città e contribuire con un po’ di cultura”. In realtà, chi di opera s’intende, ha storto un po’ il naso verificando diverse cosette, tra cui coro ed orchestra fatte passare per assidui collaboratori dell’Opera di Roma, ma che sul loro sito ufficiale non riportavano la data peligna e, a voler essere pignoli, non erano nemmeno correttamente riportate sulle brochure dell’evento. E c’è chi dice che la Tosca non era stata al meglio pubblicizzata, qualcun altro, invece, ha dichiarato la data dello spettacolo off-limits causa Giostra. Mezza Sulmona, insomma, non avrebbe comunque partecipato. Per non parlare del costo dei biglietti, ahimè, a portata di pochi. Insomma una scelta sbagliata, una data sfortunata, una compagnia, per qualcuno, poco verificata ed una rete di fruitori inesistente. Tant’è che La Pomme aveva chiesto una mano anche alla cara Camerata Musicale Sulmonese “Ma non per contribuire all’organizzazione, bensì per la vendita dei biglietti - spiega il suo direttore artistico, Gaetano Di Bacco - questo, però, a pochi giorni dallo spettacolo”. L’agognato sold-out non è dunque arrivato, lasciando negli organizzatori l’amaro in bocca che, a ben assaporarlo, si è fatto sempre più forte in una Sulmona da cui ci si aspettava qualcosina in più “quanto meno un palco e delle luci di proprietà comunale, giusto per ammortizzare le spese” e che, probabilmente, le città culturali dovrebbero possedere. Sarà l’una o l’altra, è proprio il caso di dirlo, non c’è mai stata una fine di Tosca così polemica.
grizzly


postato il 29/7/2016

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