POLITICA

19825Sulmona

Pd: capriole e corone d'alloro

La sentarice Pezzopane "benedice" la candidatura di Bruno Di Masci, ma senza simbolo. L'incredibile gioco delle tre carte dei dem

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(foto Marco Porsperini)


E’ vero, perché si fa fatica a crederci, ci sono le immagini e le dichiarazioni, le interviste con tanto di sottopancia, che poi in realtà non servirebbe visto che quelli che parlano sono noti da decenni, sempre sulla cresta dell’onda, quella delle mareggiate che hanno ridotto il territorio con l’acqua alla gola. Ieri nella sede del Pd, quella che venne comprata dagli iscritti al Pci, è andato in scena l’ennesimo psicodramma alla sulmonese, alla dem sulmonese e abruzzese.
Gli iscritti, con la corona d’alloro portata dalla senatrice Stefania Pezzopane e dal provinciale Mazzetti, hanno incoronato Bruno Di Masci loro sindaco candidato. Senza simbolo però, perché il Pd a questa corsa al massacro che è Sulmona ci sta solo se si vince, pronto a salire sul carro di Bruno il saggio se primeggia o a risalire in corsa sull’altro, quello del “compagno” di maggioranza in Regione se si dovesse metter male.
Pezzopane lancia il sasso, Rapino nasconde la mano. Un po’ qua e un po’ là, insomma, senza suscitare troppo clamore, pronti a dare lo scettro allo scolaro più bravo e, loro, presentarsi al nazionale con il cappello in mano.
Poi fa niente che se con Bruno o con Andrea c’è tutto l’arco costituzionale insieme, d’altronde se Verdini bussa a Roma, perché i vari Ciacchi, Di Cesare, Fusco (Lorenzo) da una parte o i Tirabassi, Iommi e Angelucci dall’altra, non possono bussare a Sulmona: nella città paesotto, ovvero il paesotto che si crede città, la politica ha abdicato da tempo.
E i programmi? I progetti amministrativi? Le prospettive delle alleanze politiche?
Le ha spiegate ieri, dalla cattedra di quella che era la sede comprata dagli iscritti al Pci, Massimo Di Paolo, il preside-candidato già amaramente battuto da Andrea Gerosolimo alle regionali: “Sulmona non ha bisogno di una classe dirigente improvvisata, ma di gente navigata - ha detto - perché mai così buio fu il panorama”. Insomma serve gente con esperienza, quella cioè che questa città e questo territorio l’ha già governato con effetti mirabolanti. E soprattutto “che dia stabilità”: peccato che siano gli stessi che ai commissari prefettizi hanno aperto la porta della città negli ultimi sedici anni in modo regolare.


postato il 30/4/2016 alle ore 9:44

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Commenti
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Postato da Kevin Lynch alle 10:14 di sabato 30 Aprile 2016
Di certo le edificanti vicende in atto sortiranno l'effetto di "dare stabilità" e maggiori e ulteriori certezze alle ragioni dell'Astensionismo. Perchè in effetti, per rimarcare la citazione, "mai così buio fu il panorama".



Postato da alandin alle 17:22 di domenica 1 Maggio 2016
E vorremmo essere polo di attrazione? Ma de ché? Dove é il movimento che aveva promesso sfracelli per il polo d'attrazione?



Postato da alandin alle 15:07 di lunedì 2 Maggio 2016
La democrazia ha le proprie regole, e se esse vengono meno in ogni momento i risultati dannosi vengono fuori prima o poi. La conduzione della questione dimissioni Ranalli e tutto il contorno, gestito dalla segreteria regionale, doveva portare alle matematiche e politiche, dimissioni del segretario regionale Rapino che, invece di dimettersi e rispondere del danno in corso, ha continuato a fare errori su errori senza risponderne. Il risultato odierno dell'appoggio a Di Masci e' conseguenza diretta di questo. Contemporaneamente e' stato usato il Presidente Di Paolo che anziche' rispondere anch'egli della sua evanescenza totale in questi due anni, ora diventa sponsor di Di Masci. p.s. Il problema di Sulmona, e non solo, e' che manca una classe dirigente, la quale e' tale solo se ha Conoscenza e da essa fa discendere le proprie convinzioni, da cui una strategia e degli obiettivi su cui puntare. Niente di tutto questo si vede all'orizzonte: verrebbe da dire che sarebbe stato meglio riavere Federico e Ranalli. Una cosa e' chiara: le prediche del Vescovo a questi da un orecchio entrano e dall'altro escono. Speriamo che almeno nel confessionale non abbiano l'assoluzione




 

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